Dai bambini un modo diverso di guardare futuro e vita
Termina, dopo oltre quattro anni di lavoro densi e impegnativi, il mio incarico alla guida dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, un’Autorità che in questo periodo ha percorso un cammino importante verso la sua graduale e progressiva definizione all’interno del sistema istituzionale.
La conclusione dell’incarico arriva in un momento particolare per il nostro Paese. Negli scorsi mesi abbiamo vissuto un’emergenza sanitaria senza precedenti, che ha portato con sé anche gravi ripercussioni sociali ed economiche. Un’emergenza sanitaria che ha cambiato il nostro modo di lavorare, di stare con gli altri e di vivere le relazioni.
E proprio le relazioni sono ciò di cui ho più sentito la mancanza in questi ultimi mesi, perché esse hanno rappresentato la cifra dei miei ultimi quattro anni di vita. Il percorso di crescita dell’Autorità, infatti, si è costruito grazie alla relazione con le altre istituzioni, con il terzo settore, con gli esperti e soprattutto nell’ascolto costante dei bisogni e delle richieste di bambini e ragazzi. E anche dal punto di vista strettamente personale sono proprio le relazioni che hanno dato valore a questi anni, attraverso lo scambio e il confronto con le tante persone con cui sono entrata in contatto e che, con il loro contributo, hanno arricchito il mio cammino.
Persone che vorrei ringraziare tutte, partendo dalle donne e dagli uomini che compongono l’ufficio e che, con la loro dedizione, la loro passione e la loro professionalità, hanno lavorato per la crescita di un’Autorità che si è “fatta grande” attraverso l’impegno e lo sforzo di tutti. E vorrei ringraziare le istituzioni, le associazioni, gli ordini professionali, le agenzie internazionali e le persone che, in questi anni, hanno collaborato con l’Autorità nella realizzazione di iniziative e progetti di diffusione e promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Ma il ringraziamento più grande voglio farlo alle migliaia di bambini e ragazzi che ho incontrato in questo lungo percorso: nelle scuole, nelle comunità, nei centri di accoglienza, negli istituti penali minorili, nella sede dell'Autorità. Ciascuno mi ha lasciato un pezzo di sé, un ricordo, un sogno, un desiderio. Da ognuno ho imparato qualcosa e da ognuno ho appreso un modo diverso di guardare alla vita e al futuro. È questa l’eredità più grande che mi lasciano i quattro anni di guida dell’Autorità, un’eredità che porterò certamente con me nei prossimi impegni umani e professionali.
Filomena Albano