Dl Migranti, l'Autorità garante alla Camera dei deputati: “Basta rincorrere le emergenze”
Anche se i flussi aumentano resta fermo il diritto a strutture di accoglienza riservate ai minori e ad accertamenti dell’età precisi
L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Carla Garlatti, ascoltata questa mattina in audizione, ha ribadito alla Commissione affari istituzionali della Camera le raccomandazioni sui diritti dei minori stranieri non accompagnati che aveva già espresso in un dossier lo scorso 20 settembre, prima dell’adozione del decreto legge “Disposizioni urgenti in materia di immigrazione e protezione internazionale, nonché per il supporto alle politiche di sicurezza e la funzionalità del Ministero dell’interno”.
“Quello dei minorenni stranieri che arrivano da soli in Italia è un fenomeno che avviene da anni. Sarebbe bene cogliere questa occasione per affrontarlo finalmente in maniera organica, senza più rincorrere le emergenze. È opportuno innanzitutto prevedere in forma strutturale la prima accoglienza aprendo centri governativi dedicati esclusivamente ai minori su tutto il territorio nazionale. È una misura prevista sin dal 2015 ma mai attuata. Fino a ora, invece, si è ricorso ai centri di accoglienza straordinari (Cas) e a quelli finanziati con le risorse europee del Fami”.
Rispetto alla situazione attuale l’Autorità garante ha sollecitato l’aumento dei posti di seconda accoglienza, quelli gestiti dai Comuni, al fine anche di decongestionare le strutture di primo collocamento. Inoltre, è necessario accelerare i tempi del primo colloquio, per il quale si è in attesa ancora dell’adozione del relativo decreto ministeriale. “Se chi arriva in Italia vuole raggiungere genitori o parenti che vivono in altri paesi europei – osserva Garlatti – non ha senso trattenerlo, ma va seguito nel ricongiungimento per evitare che, nell’attesa, si allontani e corra il rischio di finire in mani sbagliate”.
Quel che assolutamente non deve accadere in ogni caso è che i minori vengano ospitati, seppure temporaneamente, nelle stesse strutture degli adulti. A questo principio generale non si può derogare neanche in caso di emergenza, soprattutto se i criteri per individuarla non sono chiari. “La promiscuità tra minori e adulti è molto pericolosa: mettere questi ragazzi assieme ai maggiorenni porta i minorenni ad acquisire informazioni e un modus operandi che non è adatto a loro. I minori sono persone in formazione e devono avere dei centri educativi che siano dedicati esclusivamente a loro”.
L’Autorità garante sconsiglia infine di ricorrere a forme accelerate di verifica dell’età, che non facciano ricorso al metodo multidisciplinare utilizzato fino a oggi, che affianca agli accertamenti sanitari anche quelli psicologici e sociologici. “Consentire che in fasi emergenziali – la cui sussistenza di fatto è rimessa alla discrezionalità degli operatori di polizia – si possa derogare a questa procedura potrebbe comportare un’incertezza sulla determinazione della maggiore o minore età, anche in considerazione del fatto che i margini di errore sono dell’ordine dei due anni di età. Inoltre si rischia di esporre il minorenne al grave pregiudizio della convivenza con adulti se non a quello dell’espulsione, quando è invece vietato il respingimento delle persone di minore età”.