I bambini e la raccolta fondi: una sofferenza troppo ostentata
Natale si avvicina e si intensificano le campagne per la raccolta fondi a favore delle organizzazioni non profit. In televisione, sul web, nella corrispondenza promozionale che arriva nelle abitazioni si possono vedere, non di rado, immagini di bambini vulnerabili o sofferenti. Quelle della povertà, della malattia e della disabilità sono realtà davanti alle quali non si possono e non si devono chiudere gli occhi. Dimensioni rispetto alle quali occorre intervenire con azioni concrete come, in maniera encomiabile, fa il terzo settore, che ha bisogno della generosità di tanti cittadini.
Occorrerebbe però pure chiedersi se, per toccare il cuore delle persone e promuovere gesti di solidarietà, non possa essere altrettanto efficace mostrare, invece della sofferenza, direttamente i risultati ottenuti e i progetti finanziati con le raccolte fondi. La questione e l’argomento non sono facili da affrontare e una risposta non può arrivare dall’oggi al domani. È necessaria una riflessione approfondita, attraverso un processo ampio e partecipato che coinvolga tutti gli attori impegnati nella tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Per questa ragione rivolgo direttamente alle organizzazioni non profit un appello a riunirsi attorno a un tavolo per arrivare a definire una linea di condotta comune per la realizzazione delle campagne di raccolta fondi che sia quanto più efficace e, nel contempo, rispettosa della dignità dei minorenni. A tal fine invito le organizzazioni a manifestare, entro il 31 gennaio 2023, la propria disponibilità a un confronto presso l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza. Le manifestazioni di interesse possono essere fatte pervenire a iniziative@garanteinfanzia.org.
Carla Garlatti
(originariamente pubblicato su Vita.it il 7 dicembre 2022)