05/05/2017 Editoriale

5 maggio 2017, giornata nazionale di contrasto della pedofilia e pornografia minorile

Pedofilia e pornografia minorile sono quanto di più lontano si possa immaginare dal rispetto dei diritti di bambini e adolescenti e denunciano una mancanza di rispetto in termini assoluti.  
Informazione, formazione e cura sono premesse indispensabili per radicare nell’esperienza di un bambino la percezione di sé come un essere degno di rispetto. 
Nei rapporti umani è affidato agli adulti il compito di guidare e accompagnare i più piccoli nel sentiero di un sano sviluppo verso l’età adulta: così ci aspettiamo che siano gli adulti a proteggere i bambini e ad indicare loro la strada giusta per diventare adulti consapevoli. 
Ci aspettiamo anche che i racconti dei bambini ci portino in un mondo di fantasia, di innocenza e di immaginazione. E invece i fatti di cronaca ci ricordano che spesso i racconti dei bambini hanno un contenuto atroce, svelando così che la rete del sistema di protezione dell’infanzia non ha funzionato e non è stata in grado di proteggere chi non aveva mezzi per difendersi. 
Il Consiglio d’Europa stima che nel 90% dei casi l’abuso non viene denunciato; l’omertà ed il silenzio della comunità spesso impediscono di trovare la verità. Questo vuol dire non soltanto non poter perseguire penalmente chi abusa, ma anche non riuscire a mettere in atto tutte le misure per proteggere e curare le ferite e i traumi subiti dalla vittima. 
Per questo è necessario intervenire con tutti gli strumenti a disposizione, rafforzando innanzitutto le azioni adeguate a prevenire gli abusi.  
Il primo vero, grande impegno affinché non venga violata l’infanzia consiste nella disponibilità degli adulti a dedicare loro l’attenzione necessaria. E saper ascoltare: anche con gli occhi.   
L’ascolto e la partecipazione attiva di bambini e adolescenti sono elementi essenziali per costruire quel clima di fiducia necessario ai più piccoli affinché siano in grado di comprendere che è possibile parlare, confidarsi e chiedere aiuto. 
Perché è necessario innanzitutto rompere il muro del silenzio: bisogna assicurare che i bambini vittime, dirette o indirette, trovino gli interlocutori e gli spazi giusti per aprirsi e raccontare quello che spesso non riescono a dire in famiglia: per pudore, per paura di deludere gli adulti, spesso perché non sanno dare un nome al disagio che provano davanti alle richieste degli abusanti. 
Il mio auspicio è che un giorno, il più presto possibile, questa giornata possa cambiare connotazione ed essere dedicata all’ascolto di quei sogni e quelle fantasie di cui bambini e ragazzi sono portatori sani e naturali. 

Filomena Albano

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