Blue Whale, ovvero il rischio della sfida estrema tra i ragazzi
Molte delle notizie che stanno riempiendo i giornali e il web nelle ultime settimane riguardano il Blue Whale e i presunti casi di autolesionismo ad esso legati.
In attesa di comprendere le dimensioni e l’effettiva portata del fenomeno, che è ancora oggetto di verifiche da parte della Polizia Postale, vorrei porre l’attenzione su un rischio che riguarda i giovani da vicino: la sfida estrema.
I ragazzi rivelano fin dalla giovanissima età un profondo bisogno di essere riconosciuti, di costruire la loro identità, di trovare un senso al loro essere al mondo. Vivono, talvolta, sensazioni di solitudine, di vuoto e di noia. E da qui nasce il loro disorientamento ed al contempo il desiderio di individuare modelli da imitare, eguagliare o superare.
Il loro disagio è reale e si manifesta oggi anche sul web, che è mondo virtuale e reale nello stesso tempo e amplifica i messaggi rendendoli estremamente virali.
Gli adulti di riferimento hanno il compito di intercettare i loro pensieri e cogliere i cenni, anche minimi, di malessere per avere il tempo di attivare una tempestiva rete di soccorso. È necessario tenere alta l’attenzione, osservare i segnali che lanciano, parlare con loro, cercare di comprendere cosa stanno vivendo. Far capire che nel momento in cui dovessero sentire qualcosa di strano è giusto – e non segno di debolezza – segnalarlo e chiedere aiuto.
Ma anche gli stessi ragazzi possono diventare punto di riferimento per i loro coetanei, perché parlano la stessa lingua, usano gli stessi codici che li aiutano ad aprirsi e ad avere fiducia reciproca.
In passato le sfide estreme si manifestavano in altre forme, come nelle corse in automobile o nell’attraversare i binari dei treni. Blue Whale, invece, prende forma nel chiuso della cameretta, nella massima solitudine, rotta solo dal computer e dal mondo virtuale in cui l’adolescente si rifugia.
È importante ritornare all’autenticità delle relazioni interpersonali, recuperare il senso e il fascino degli incontri face to face, imparare, in quanto genitori ed adulti significativi, ad essere guida e punto di riferimento stabile per i nostri ragazzi. È importante, in quanto comunità educante, ripartire dall’educazione all’affettività e dare tutti insieme un messaggio di positività. Il messaggio, cari ragazzi, è che non siete soli e che insieme possiamo riscoprire la bellezza e la gioia delle semplici cose della vita.
Filomena Albano