Lo sguardo del tutore volontario
Gli aspiranti tutori volontari bisogna guardarli negli occhi. A un anno dall’entrata in vigore della legge 47 sui minori stranieri non accompagnati ne ho incontrati tanti. Donne – molte – e uomini orgogliosi. Con un grande cuore e voglia di fare. Lo si capisce dai loro sguardi, dai messaggi che inviano, dagli interrogativi che si pongono.
Da settembre sono iniziati i corsi per formarli. E chi li ha conclusi attende ora di essere nominato dal tribunale per divenire – finalmente – punto di riferimento di minorenni che si sentono già grandi, ma che sono più fragili di altri. Sono senza adulti ad accompagnarli e in un paese straniero. Spesso con un sogno di una vita migliore in tasca e un passato complesso.
Siamo oggi a un punto di svolta, nel quale i tribunali si trovano a ricoprire un ruolo chiave. Servono infatti più azioni di rete perché questa novità normativa – per la quale l’Italia è indicata tra le buone prassi europee – possa realizzarsi.
I tribunali, ad esempio, hanno l’opportunità di evidenziare la funzione sociale della magistratura. Devono poter essere in condizione di nominare – quanto prima – i tutori volontari. Scelte da fare, come più volte auspicato, tenendo conto in primis della vicinanza territoriale con i “minori” che dovranno seguire.
Bisogna evitare, poi, che i ragazzi siano concentrati in alcune regioni. Né i minorenni possono restare troppo a lungo in centri non adatti, magari radicandosi.
E ancora: tutte le Questure dovrebbero uniformarsi alle circolari del Ministero dell’interno che prescindono dal dover chiedere passaporto o altri documenti ai minori stranieri non accompagnati per ottenere i permessi di soggiorno. Vanno garantiti ai tutori polizze assicurative per la responsabilità civile, permessi dal lavoro e il rimborso delle spese vive.
L’Autorità garante, da parte sua, ha avviato il monitoraggio sull’attuazione dell’articolo 11 della 47/2017, che prevede appunto la figura dei tutori volontari per strutturare un’azione di supporto di questi cittadini attivi e solidali.
L’obiettivo è farne dei “micro garanti” dei ragazzi che saranno loro assegnati. Vale a dire, come ho avuto già modo di dire, interlocutori consapevoli, non esperti di diritto, in grado di interfacciarsi con i tanti attori investiti di competenze sulla vita e sul futuro dei minori stranieri non accompagnati. Ragazzi dei quali conoscono e comprendono i sogni, i bisogni e le difficoltà. Anche solo con un sguardo. Lo sguardo del tutore volontario.
Filomena Albano