11/02/2015 Editoriale

Nutriamo il pianeta. E l’Italia

È stato un fine settimana un po’ speciale, questo appena conclusosi. Un fine settimana denso di parole e di riflessioni obbligate. Anche duro per chiunque stia lavorando da anni affinché la forbice fra chi ha e chi non ha diminuisca il più possibile. E perché i livelli essenziali non siano solo una sigla, ma significhino che nessuno sia costretto a vivere in povertà assoluta nell’anno 2015, in Italia.
A Milano, sabato, si sono trovati 500 esperti arrivati dai vari continenti per ragionare sul futuro, e in particolare sul tema dell’Expo: Nutrire il pianeta. A pochi mesi dall’inaugurazione, tre per l’esattezza, si è sentito infatti il bisogno di organizzare una giornata speciale sulle tematiche della prossima Esposizione mondiale, che come è noto ruoterà intorno al cibo, in tutte le sue declinazioni. Anche quelle più cupe: 800 milioni di persone al mondo soffrono infatti la fame, un dato sconvolgente soprattutto se messo in triste relazione con la cultura dello spreco e del «quello che è mio, è mio». La fatidica forbice.
Gli ultimi dati sulla povertà assoluta in Italia (fonte Istat) parlano di quasi sei milioni di persone. E i minorenni rappresentano più di un sesto della cifra. Un dato inaccettabile in un Paese civile, industrializzato e con diffuso benessere.
Sabato scorso, ad “Idee per l’Expo” (questo il titolo della giornata milanese) fra le varie proposte emerse, ce ne è stata una finita nelle pieghe dei resoconti giornalistici: si è parlato di inserire nella nostra Costituzione un articolo sul «diritto al cibo adeguato»; l’Italia sarebbe il primo Paese in Europa a farlo (23 in altri parti del mondo lo hanno già sottoscritto). Perché non prevederlo, e subito?

Secondo le previsioni, nel 2050 saremo 9 miliardi di persone al mondo da sfamare e crescere. In questi ultimi anni, più di una volta, girando per l’Italia mi è capitato di sentire lo strazio di genitori che, piegati dalla crisi o dalla perdita del lavoro, non riescono a dare due pasti dignitosi e nutrienti ai propri figli. Anche il neo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha sottolineato che «è indispensabile un nuovo modello di sviluppo», come ha detto nel messaggio inviato ai 500 raccolti a Milano.

Ma è nelle parole di Papa Francesco che ho ritrovato anche il senso profondo del lavoro di questa Authority: il rispetto per la dignità di ogni persona. Noi abbiamo la Convenzione sui diritti dei bambini e degli adolescenti come «testo sacro», Papa Bergoglio ha ben altri  testi sacri, eppure ciò che accomuna tutti è il rispetto della persona: «Prima bisogna occuparsi della persona, della sua sopravvivenza e dignità» ha ricordato sabato nel videomessaggio aggiungendo senza sconti: «No all’economia dell’esclusione e dell’iniquità che considera scarti le persone non produttive. Scarti, avanzi…».
Anche i bambini e i ragazzi non sono produttivi: trattiamoli però bene, diamo loro pari opportunità di futuro, rispettiamoli, ascoltiamoli e creiamo le condizioni perché né loro né le famiglie a cui appartengono finiscano fra chi vive in povertà assoluta.

Vincenzo Spadafora

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