Prendiamoli sul serio
Un bambino e il domani. Un’associazione di idee naturale per chiunque. A maggior ragione sul finire dell’anno, quando si fanno i bilanci e si volge lo sguardo all’avvenire.
Ma i bambini e i ragazzi quanto hanno parola sul domani? Quanto li prendiamo sul serio anche sul presente? La domanda si pone non solo perché sono i più piccoli a porgerla, ma – soprattutto – perché è un loro diritto. Un diritto che gli adulti non possono ignorare.
Bambini e ragazzi vanno ascoltati. E le loro opinioni tenute in adeguata considerazione.
Dove? In famiglia, a scuola, nelle comunità in cui vivono. E vanno inclusi nei procedimenti decisionali che li riguardano, pure quelle in materia ambientale. È il Comitato sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza delle Nazioni Unite a chiedercelo. Bambini e ragazzi vanno ascoltati in qualsiasi procedura amministrativa, giudiziaria o di mediazione in cui siano coinvolti. L’età o, ad esempio, la disabilità non devono essere considerate un ostacolo, così come qualunque altra condizione.
Sempre per le Nazioni Unite servirebbe una legge. Una norma destinata ad assicurare che l’opinione dei minorenni sia presa in considerazione in base alla loro età e maturità. L’Onu sollecita poi al nostro Paese consultazioni pubbliche degli under 18 sulle questioni che li riguardano. E ancora: istituzionalizzare i Consigli comunali dei ragazzi, come appuntamenti fissi, al fine di facilitare il loro effettivo coinvolgimento nei processi legislativi nazionali.
Tutte indicazioni che echeggiano l’impronta che l’Autorità garante ha dato alla sua azione, lavorando sull’ascolto istituzionale e istituendo un Consulta delle ragazze e dei ragazzi. E che alle soglie del 2020 può tradursi finalmente in un impegno per le istituzioni: prendere sul serio, in maniera sistematica, le opinioni di bambini e ragazzi.
È un loro diritto.
Filomena Albano