Quale famiglia?
Papa Francesco ha chiesto di pregare per la famiglia tanto la ritiene centrale nella vita del singolo come di uno Stato. Lo ha detto, lo ha ripetuto, ha lanciato anche il grido d’allarme per come «è bistrattata». Stasera in piazza San Pietro si accenderanno candele e luci per una veglia di preghiera che inizierà alle 18, “Accendi una luce in famiglia”, legata all’Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescovi che dal 5 al 19 ottobre avrà al centro della propria riflessione proprio la famiglia.
Con l’abituale profondità e rigore, Papa Bergoglio ha chiesto alla Chiesa di «misurarsi» col presente e col senso profondo della parola «famiglia». Un’urgenza per chi crede e anche per tutti coloro che hanno a cuore la società, i destini dei singoli e la civiltà in senso lato.
Questa Authority, per propria missione e per responsabilità civile e morale, guarda da sempre alla famiglia come un interlocutore e come un alleato o come soggetto da sostenere. Anzi, guarda alle famiglie perché è al plurale che occorre parlare oggi.
Il modello padre-madre-figli ha avuto infatti in questi ultimi anni una quantità di varianti che ha occupato sociologi, antropologi, psichiatri nella conta e nell’analisi delle dinamiche interne. Uno studio americano di qualche anno fa individuò negli Stati Uniti una cinquantina di possibili nuclei famigliari: mamme single con figli, marito e moglie, marito e moglie con suocera e con un figlio, padre con figli e propria madre, coppie gay con o senza bambini…
Anche da noi, si è assistito ad un arretramento della famiglia tradizionale in termini numerici e alla nascita di nuovi modelli famigliari, legati anche alla possibilità di praticare la fecondazione assistita: non sono più un’eccezione, ad esempio, le coppie formate da due donne con un figlio.
Allora cosa fare? Una battaglia di retroguardia sull’intoccabilità del nucleo famigliare tradizionale o capire dove mettere eventuali paletti pensando di assicurare ai nascituri tutto ciò di cui hanno bisogno? E soprattutto, cosa fare per sostenere le famiglie nel loro compito educativo? Noi, come Authority, non facciamo che ricordare che qualunque bambino, nato alle falde delle Dolomiti o sulle coste siciliane (oppure arrivato da noi da altri Paesi) deve avere garantiti i diritti sanciti dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che proprio quest’anno compie 25 anni. Crescere cioè in ambiente sano, essere nutrito a dovere, poter studiare, essere curato e protetto, essere rispettato ed ascoltato, sviluppare la propria personalità…
Pochi giorni fa, il Censis ha fornito i dati sulla natalità in Italia. Abbiamo scoperto quello che già immaginavamo girando il Paese e raccogliendo le segnalazioni di molte persone: non si fanno più figli perché crescerli è un’impresa al limite dell’impossibile oggi. Sessantaduemila nati in meno dal 2008 al 2013 è una cifra allarmante. Sempre i Censis ci dice che il 61 per cento delle coppie sarebbero pronte ad avere figli se solo lo Stato le aiutasse. Il 67 per cento delle famiglie invece chiede un potenziamento degli asili nido. In tempi di crisi e di disoccupazione in crescita, è lo Stato a dover sostenere le famiglie nel proprio ruolo: più fondi cioè per affrontare la crescita e lo sviluppo di un bambino. Politiche sciali ad hoc. Una scuola migliore. Valori, esempio, sensibilizzazione…
L’enorme discorso sulla famiglia riguarda dunque da una parte la natura della famiglia stessa (Quale famiglia?) e dall’altra il ruolo delle istituzioni e dello Stato per sostenere il nucleo più importante di ogni società, il terreno di coltura di ogni individuo.
Quando ad aprile abbiamo commissionato un sondaggio alla Doxa presso gli adolescenti italiani, è emerso quanto il rapporto fra i ragazzi e i loro genitori sia centrale, determinante. Sappiamo tutti che la famiglia tradizionale o una delle cinquanta e oltre individuate dallo studio americano, rimane la fucina della personalità e del sistema di valori di una persona. Si possono fare battaglie ideologiche o preconcette. Si possono contrapporre small families contro famiglie allargate. Si può questionare su divorzio breve, comunione ai separati… Si può fare tutto. Quello che non è accettabile è non dare a tutti risorse essenziali perché bambini e ragazzi sviluppino le proprie capacità emotive, relazionali, cognitive. Perché crescano sani. Perché siano rispettati come portatori di diritti. Insegnando loro al contempo il senso della comunità, il valore delle regole, l’importanza di comportamenti virtuosi. Un sistema di valori che può passare dalla religione come dalla laicità. Sicuramente deve passare dall’esempio.
Vincenzo Spadafora