Scuola: il capitale umano
Per una felice coincidenza, si parlerà domani di dispersione scolastica a pochi giorni dall’assegnazione del Nobel della pace a Malala Yousafzai, l’adolescente pakistana famosa anche in Italia per la sua battaglia a favore del diritto all’istruzione dei bambini; la giovane attivista ha condiviso il premio con Kailash Satyarthi, il leader indiano che da decenni lotta contro lo sfruttamento del lavoro minorile.
Entrambi i premiati hanno messo al centro del loro agire i più piccoli, che quasi sempre sono anche i più deboli nella catena sociale. Ed entrambi lottano per far studiare bambine e ragazzi, immaginandoli ai banchi di scuola invece che a cucir palloni, a intessere tappeti, a produrre beni di consumo per chi consumare può e molto, senza preoccuparsi di altro.
Studiare infatti significa apprendere nozioni, formare le proprie basi culturali ma anche sviluppare capacità di relazione, coscienza di sé, spirito critico, consapevolezza delle proprie e delle altrui emozioni, senso della collettività, valore di regole condivise. La nostra scuola deve essere in grado di fornire tutto ciò. Solo così saremo un Paese civile e si potrà abbattere il tasso di dispersione scolastica.
So bene che nel migliore dei mondi possibili tutto ciò sarebbe “normalità”, mentre noi dobbiamo combattere gli effetti della scarsità di fondi, delle mancate politiche sociali, dell’indifferenza generale, e della quasi mancanza di “buone pratiche” in grado di mettere in connessione chiunque lavori per far valere il diritto allo studio, che come sappiamo è stabilito dalla Convenzione Onu, da noi sottoscritta. Noi come Authority non facciamo che operare perché ci sia una governance condivisa, sia sul discorso della scuola sia per ogni problematica da noi affrontata.
Domani, in occasione della presentazione dell’indagine nazionale sulla dispersione scolastica al MIUR – “
Vincenzo Spadafora