Un mare di diritti
L’Italia è circondata dal mare. Un mare che unisce e che divide. Quel mare che abbiamo imparato a conoscere come culla di civiltà e, oggi, come speranza per molte persone in cerca di un futuro. Un Mediterraneo orizzonte e, insieme, confine.
L’Italia, per ragioni geografiche, è un approdo naturale. A causa di ciò ci si interroga sulle capacità di accoglienza e solidarietà della comunità. E ci si trova coinvolti in vicende internazionali, ciascuna delle quali – per la sua specificità – ha una soluzione diversa. Si discute, per questo, sulle risposte da dare alle navi che cercano riparo. Ma in tante di queste situazioni c’è un elemento comune: su quelle imbarcazioni ci sono, spesso, bambini e ragazzi. Anche soli.
Quando davanti alle coste italiane, a bordo di una nave ci sono persone di minore età, le complesse questioni politiche non possono che lasciare il passo a rapidi e tempestivi interventi a tutela e protezione dei minorenni. A esigerlo non c’è solo la Costituzione italiana, che reclama l’attuazione del principio di solidarietà e di protezione dell’infanzia e della gioventù. C’è pure la Convenzione sui diritti dell’uomo (perché i bambini e i ragazzi sono prima di tutto persone) nonché la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che è il faro che guida il cammino di questa Autorità.
Quest’ultima è la Convenzione più firmata al mondo e riconosce, all’articolo 6, il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo e, all’articolo 3, il diritto alla protezione e alle cure necessarie. Tutto questo nell’ottica di garantire, in ogni caso, il miglior interesse del minore. Anche, e soprattutto, se è in mare alla ricerca di un approdo.
I bambini e i ragazzi prima di tutto.
Filomena Albano