Una provocazione: gli studenti sono dei "consumatori"
Non so prevedere come andrà a finire il dibattito politico sulla #buonascuola (e la conseguente legge). Non so dire perché la scuola abbia dovuto subire un simile trattamento: finire cioè sotto i riflettori, in tutta velocità, limitando in parte la possibilità di un’ampia riflessione. E se bisogna riconoscere il merito di aver ridato un ruolo, almeno nel dibattito politico, a quella che è l’asse portante per la formazione della futura società, è difficile ora capire quanto le decisioni che si prenderanno cambieranno in meglio, veramente, la scuola italiana.
Scuola che per molti è già finita (come anno scolastico) o sta per esserlo. Scuola che è un diritto da non mettere in discussione. E allora, mi viene da pensare di cambiare punto prospettico e da mettermi dalla parte degli studenti, dei «consumatori» se stessimo parlando di un prodotto, degli «utenti» se fosse un servizio. E in fondo, sarei anche un po’ spinto a dire a chi sta varando la nuova legge, di considerare gli studenti dei consumatori da soddisfare, fidelizzare, convincere, motivare.
Il sondaggio che abbiamo realizzato e che presenteremo il 22 giugno al Senato in occasione della Relazione annuale al Parlamento fornisce un indicatore inequivocabile: i ragazzi fra i 14 e i 17 anni (il target degli intervistati) ha negli insegnanti il tramite principe non solo di conoscenza ma del rapporto con la realtà sociale-istituzionale. Sono cioè gli insegnanti il medium di conoscenza e della percezione dello Stato e del senso del vivere civile.
Basterebbe questo per considerare gli insegnanti un bene prezioso, persone da rispettare e premiare per il lavoro che fanno. Ai quali, al tempo stesso, chiedere preparazione, passione, capacità di sintonizzarsi con i ragazzi stessi, ascoltandoli.
L’unica vera certezza è che nella scuola, come in molte altre realtà, le persone fanno la differenza. Incontrare uno o più insegnanti capaci di trasmetterti passione per quello che studi e ti circonda, può dare una svolta alla vita di un adolescente. E non penso solo ai casi emblematici dei “professori-coraggio” quelli che sfidando la famiglia camorrista vanno ogni giorno a casa dello studente per portarlo a scuola e fargli capire che si può vivere anche in modo diverso. Quando dico “l’insegnante ideale”, penso a quello in grado di motivarti, di darti il sapere miscelato alle emozioni, di ascoltare e di essere in grado di capire anche i silenzi giovanili.
Molti di noi hanno avuto la fortuna di incontrare un professore di autorevolezza, preparazione e umanità insieme. E gli siamo grati ogni giorno, perché sappiamo quanto ha inciso su quella “materia” in formazione che è l’adolescenza. Ma sappiamo anche, come studenti-consumatori, quante ore perse nella noia e nel disincanto, nel non-senso e nell’apatia, perché dietro la cattedra c’era un uomo o una donna spenti, talvolta impreparati, soprattutto indifferenti ai «consumatori» che avevano difronte.
Quindi, ad insegnanti e studenti che in questi giorni finiscono il loro anno di lavoro, oltre ad un augurio di buone vacanze, mando un secondo augurio: fare finta di essere un fornitore e un consumatore, l’uno a dare il meglio, l’altro a scegliere ed apprezzare il buon prodotto. È una provocazione, certo. Oppure no?
Vincenzo Spadafora