09/04/2025 Notizie
Famiglia

“Nel ddl sull'affido condiviso più attenzione ai diritti dei genitori che a quelli dei figli”

Marina Terragni è stata ascoltata dalla Commissione giustizia del Senato. Perplessità su domicilio paritetico, mantenimento diretto e obbligo di mediazione familiare

“Nel disegno di legge sull’affido condiviso pare registrarsi un arretramento rispetto a un’attenta valutazione dei diritti dei bambini, con il rischio che prevalga una prospettiva di tipo adultocentrico”. Così Marina Terragni, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza ascoltata questa mattina in audizione dalla Commissione giustizia del Senato della Repubblica.

Contenuti

  • La posizione sul domicilio dei figli
  • Dall'assegno al mantenimento diretto
  • Il ricorso alla mediazione familiare
  • Il collocamento per "gravi motivi"
  • Ricerca sul maltrattamento dei minori

La posizione sul domicilio dei figli

La proposta all’esame del Parlamento elimina il concetto di “residenza abituale” e prevede l’obbligo che il bambino viva in due domicili: alternativamente in quello del padre e in quello della madre e con identici tempi permanenza. Questa soluzione, secondo Terragni, nega il diritto del minorenne di godere della casa come centro degli affetti e delle consuetudini. “A maggior ragione ciò è impensabile per i bambini più piccoli: oltre che per l’allattamento, la bigenitorialità non può essere intesa come ‘paritarismo’ che occulta la differenza tra il ruolo materno e quello del padre”.

Dall'assegno al mantenimento diretto

Quanto alla sostituzione dell’attuale assegno di mantenimento con il mantenimento diretto da parte del padre e della madre, questo potrebbe provocare – secondo Terragni – differenti tenori di vita del figlio a seconda del genitore con il quale si trova in quel momento. “Questa oggettiva disparità, quasi sempre a svantaggio della madre potrebbe comportare anche il rischio in prospettiva che diventi sempre più rara la disponibilità alla maternità”.

Il ricorso alla mediazione familiare

In caso di disaccordo tra i genitori, il ddl inoltre introduce l’obbligo di ricorrere alla mediazione familiare prima di procedere in tribunale. Sul punto Marina Terragni – che ha anticipato l’imminente pubblicazione di uno studio sul tema – ha affermato che perché possa funzionare servono almeno due requisiti essenziali: l’assoluta volontarietà del percorso e la certezza che non vi sia un pregresso di violenza.

Il collocamento per "gravi motivi"

In conclusione, Terragni ha fatto riferimento alla norma del ddl con la quale si prevede che il giudice “per gravi motivi” possa disporre il collocamento dei figli presso una terza persona o, nell’impossibilità di farlo, in una casa-famiglia. Rispetto a tale previsione l’Autorità garante ha evidenziato che la norma non chiarisce quali siano i gravi motivi, ma Terragni ha individuato nella relazione introduttiva il riferimento a “situazioni ostative costruite ad arte”. “Un’espressione – ha denunciato – dietro la quale continua ad aleggiare il fantasma della cosiddetta Pas, la cosiddetta Sindrome da alienazione parentale, costruzione più volte stigmatizzata dalla Cassazione come ascientifica e vietata dalle Nazioni unite”.

Ricerca sul maltrattamento dei minori

Al termine dell’audizione l’Autorità garante ha annunciato che l’11 giugno verrà presentata una sua ricerca, realizzata in collaborazione con Terre des hommes e Cismai, sul maltrattamento dei bambini e degli adolescenti in Italia che ha tra i focus principali il tema della violenza assistita in famiglia. “Se ne può dedurre che il numero delle separazioni alla base delle quali vi è violenza è considerevole: proprio per questo non si può non rilevare la sottovalutazione del fenomeno nel disegno di legge sull’affido condiviso”.

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