Audizione dell'Autorità garante nella commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno del femminicidio
“Parlare di violenza di genere e di femminicidio significa parlare delle bambine, dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi che si trovano loro malgrado coinvolti in dinamiche di violenza familiare. Questo si deve fare in una duplice prospettiva: quella della protezione e della tutela quando la violenza si è consumata e quella della prevenzione, che vede con lungimiranza nei bambini e nei ragazzi di oggi gli adulti di domani”. Lo ha sottolineato l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Filomena Albano, nel corso dell’audizione di questa mattina davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno del femminicidio.
Dopo aver posto l’accento sul fatto che “mancano dati ufficiali in grado di fornire un quadro completo della situazione”, la Garante ha elencato una serie di aspetti su cui è fondamentale tenere alta l’attenzione. Primo tra tutti il fatto che “gli episodi di violenza che sfociano nel femminicidio molto spesso vedono coinvolte persone di minore età”. Per la Garante occorre riconoscere che “i minori sono soggetti di diritto e portatori di interessi specifici” e quindi considerare la violenza assistita come reato autonomo e non semplicemente come circostanza aggravante. Ulteriore priorità, secondo Albano, quella legata al contrasto della tratta agli esseri umani, rispetto al quale un “ruolo importante può essere giocato dal tutore volontario, che ha il compito di affiancare i ragazzi stranieri che arrivano nel nostro paese senza adulti di riferimento”.
Per la Garante, infine, “ampio spazio deve essere dato alle politiche preventive e in questo ambito uno strumento prezioso piò essere rappresentato dall’home visiting, volto al sostegno della genitorialità fragile e alla prevenzione del maltrattamento all’infanzia. Allo stesso modo è importante lavorare affinché il conflitto non si trasformi in violenza, insegnando ai ragazzi a saper litigare “bene” sin da piccoli”.