Baby gang, risoluzione Csm. Autorità garante presente al Plenum di Napoli: “Proposte condivisibili a tutela dei diritti dei minorenni”
L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano, ha partecipato questo pomeriggio a Napoli al Plenum del Consiglio superiore della Magistratura che ha approvato una risoluzione in materia di attività degli uffici giudiziari nel settore della criminalità minorile nel distretto di Napoli. La partecipazione di oggi fa seguito all’audizione del 4 aprile scorso - organizzata dal CSM a Nisida per individuare misure di contrasto al fenomeno delle “baby gang” – e alla forte attenzione che l’Autorità garante rivolge agli episodi di devianza che coinvolgono persone di minore età quali autori, vittime e testimoni.
“Bene la risoluzione adottata oggi – commenta Filomena Albano – perché rappresenta un’importante fotografia della devianza minorile a Napoli. Sono condivisibili l’impianto e le proposte impostate sulla prevenzione e sulla necessità di attivare e mettere in rete le risorse del territorio. Auspico adesso che si faccia una fotografia nazionale”.
La risoluzione ripercorre alcuni passaggi più volte sollecitati dall’Autorità garante anche nel corso della sua audizione al CSM. Tra di essi, la mappatura del rischio di devianza per i minorenni e il lavoro di rete tra istituzioni e associazioni, finalizzato a ottimizzare informazioni ed esperienze. Altra segnalazione dell’Agia condivisa dal documento del CSM è quella dell’esigenza di una rilevazione puntuale e tempestiva dei casi di abbandono scolastico, che dovrebbe passare attraverso il rafforzamento del raccordo tra uffici scolastici regionali e autorità giudiziaria e il consolidamento dello scambio di informazioni tra tutti gli uffici giudiziari.
“Il fenomeno della devianza minorile – sottolinea la Garante – è complesso e richiede un’analisi di più fattori. Un’analisi che coinvolga le famiglie, la scuola e l’intera società civile, perché dietro un ragazzo che delinque c’è il fallimento degli adulti e dell’intera collettività”.
In merito alla scelta della comunità di accoglienza a cui affidare il minorenne autore di reato, la risoluzione evidenzia l’inopportunità della presenza contestuale nella medesima struttura sia di minorenni allontanati in base a un provvedimento civile di protezione che di minorenni sottoposti a un procedimento penale. Sul punto avverte Filomena Albano: “ogni rigidità può non corrispondere alla scelta migliore per i ragazzi. È necessario che la valutazione sia fatta ‘caso per caso’ in base ai bisogni: ogni ragazzo è diverso, ha la sua storia. Va evitata ogni forma di automatismo, confidando nella possibilità di integrare modalità educative diverse per i ragazzi autori di reato e per quelli destinatari di provvedimenti civili. Bisogna avere fiducia nelle effettive possibilità di recupero”.