13/10/2015 Notizie

Il modo migliore per spiegare le mafie ai più giovani è raccontare storie di diritti.

I temi della resistenza e della legalità al centro dell’intervista realizzata dai ragazzi di Sarai Teens Digital Radio a Giovanni Tizian, giornalista, da diversi anni sotto scorta per avere denunciato la forte presenza delle mafie in Emilia Romagna ai tempi in cui scriveva sulla Gazzetta di Modena.

“Spesso mi capita di andare nelle scuole per incontri e dibattiti – ha raccontato Tizian – e il modo migliore e più efficace per spiegare le mafie ai più giovani è raccontare storie di diritti. Storie vere di resistenza. Inghiottite dal male e dal brutto”.

Quella di Tizian con la mafia è una storia iniziata troppo presto. Una storia familiare, oltre che professionale, travagliata. Aveva sette anni quando suo padre Peppe, funzionario di banca, non è più tornato a casa, assassinato mentre era in macchina di ritorno dal lavoro. Si occupava degli investimenti della sua filiale. Aveva detto un no di troppo forse. Ancora nessun colpevole.

Che cos’è la mafia per te? Hanno chiesto gli speaker della radio. “La mafia è la mancanza di rispetto della dignità umana. Chi supera gli altri in maniera disonesta. Una società è sana quando il rispetto per gli altri è la cosa più naturale. Li dove non c’è, i poteri criminali vincono. Iniziamo dal basso, dalla semplicità, dalla spontaneità e dal sentire comune. Poi saliamo strato per strato il sistema”.

Un passaggio, tecnico, anche sul sistema editoriale in crisi e la disaffezione dei giovani nei confronti dei giornali. “Politica ed informazione hanno perso contatto con la realtà. Rimaniamo ingessati nei nostri linguaggi soliti. Che non sono più quelli dei giovani. Bisogna trovare un modo nuovo di comunicare.  Il web ha fatto tanto ma non è sempre di qualità.  Ad esempio, bisognerebbe raccontare sempre più con occhi diversi i diritti, la legalità, la corruzione. Con queste storie singole, particolari, si avvicinano anche i giovani. Che le vivono in famiglia”.

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