Il 10% dei minorenni in Italia ha genitori di origini immigrate. "Garantire inclusione e partecipazione"
Un minorenne su dieci, in Italia, ha genitori di origini immigrate. Si tratta di un milione di under 18, equamente ripartiti tra maschi e femmine, che crescono all’incrocio tra due mondi: quello della famiglia di origine e la società italiana. Ragazzi che si trovano a far da mediatori tra due culture, quasi fossero talora genitori dei loro stessi genitori. Minorenni che, a causa della provenienza della loro famiglia, affrontano discriminazioni e malintesi. Come quello di essere considerati stranieri, anche se parlano e vivono da italiani. O quello di dover far accettare ai familiari comportamenti “da italiani”.
A tutela dei loro diritti di persone di minore età l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia) ha formulato oggi una serie di raccomandazioni rivolte a ministeri, regioni, comuni, servizi sociali, assistenti sociali e giornalisti. A contenerle è un documento di studio e proposta “L’inclusione e la partecipazione delle nuove generazioni di origine immigrata. Focus sulla condizione femminile”, realizzato con il supporto tecnico dell’Istituto degli Innocenti di Firenze e presentato stamattina a Roma durante un convegno e una tavola rotonda promossi dall’Agia. Sono intervenuti Cristina Maggia, presidente del Tribunale per i minorenni di Brescia e coordinatrice del gruppo di lavoro, Tiziana Chiappelli, docente universitario e - alla tavola rotonda - i rappresentanti delle istituzioni destinatarie delle raccomandazioni. Hanno raccontato le loro storie Ireneo Spencer (Conngi), Annalisa Ramos Duarte e Ziad Atef. Ha svolto le conclusioni Alessandra Dal Moro, consigliere CSM. Ha moderato i lavori la giornalista Rai del Tg2 Simona Burattini.
Lo studio
“Quelli di nuova generazione sono bambini e ragazzi per i quali i diritti della Convenzione di New York valgono come per tutti i loro coetanei” avverte l’Autorità garante Filomena Albano. “Fino a qualche anno fa erano soprattutto ragazzi nati all’estero. Oggi la maggioranza, sette su 10, è nata in Italia. Con lo studio avviato a maggio scorso dalla Consulta delle associazioni e delle organizzazioni dell’Agia abbiamo rilevato buone pratiche e criticità, grazie a docenti universitari, esperti, magistrati, avvocati e rappresentanti delle associazioni dei ragazzi di seconda generazione e delle comunità straniere in Italia”. “Abbiamo ascoltato la voce dei ragazzi di nuova generazione, e ne sono scaturite, oltre che storie e testimonianze, una serie di indicazioni sulle azioni possibili per la loro inclusione e partecipazione” prosegue Filomena Albano. “Azioni che le istituzioni - in particolare la scuola - gli operatori, i professionisti e le organizzazioni sono sollecitate a porre in atto. Anche il linguaggio e le narrazioni che li riguardano hanno bisogno di una revisione. Per questo abbiamo invitato l’Ordine dei giornalisti a collaborare con gli stessi immigrati o con le nuove generazioni di origine immigrata come testimoni privilegiati per pervenire a questo risultato”.
Le raccomandazioni
Tra le raccomandazioni presentate stamane spicca la sensibilizzazione del personale che entra in contatto con bambini e ragazzi di nuova generazione sulle loro specificità culturali, in particolare a scuola. E ancora: la presenza di mediatori linguistici e culturali ai colloqui dei genitori con gli insegnanti. Particolare attenzione è stata attribuita, a scuola, alla cultura della prevenzione, in termini di educazione alla relazione e alla salute riproduttiva e sessuale e, presso i consultori, all’informazione sull’esistenza di sportelli di educazione alla salute e alla sessualità.
Durante il convegno è stata proiettata una sequenza tratta dal corto “Indovina chi ti porto a cena” (Italia, 2018) di Amin Nour, vincitore del Progetto MigrArti 2018.