Tutori volontari a un anno dalla legge 47
“Il tutore volontario? Lavoreremo perché possa divenire un ‘micro garante’ del ragazzo” dice Filomena Albano, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia), interrogata sulle prospettive di questa figura a un anno dall’approvazione della legge 47. “Dovrà essere un interlocutore consapevole, non un esperto di diritto. Un’interfaccia per i tanti attori investiti di competenze sulla vita e sul futuro dei minori stranieri non accompagnati: prefetture, questure, uffici scolastici, Asl e altri ancora. È importante che questa frammentazione si trasformi in una rete: la nostra speranza è che questa partecipazione, che parte dal basso, grazie al coinvolgimento delle persone si trasformi in un’azione che risulti più duratura”.
L'Autorità garante, Filomena Albano, è intervenuta oggi al convegno organizzato a Roma dalla Rappresentanza della Commissione europea in Italia a un anno dall’approvazione della legge 47. Tra le principali novità della normativa – che a partire dal maggio 2017 ha sistematizzato le competenze in materia – l'introduzione in Italia della figura dei tutori volontari di minorenni che arrivano nel nostro Paese senza adulti di riferimento.
“I tutori sono cittadini che realizzano il principio di solidarietà dell’articolo 2 della Costituzione” ha sottolineato la Garante Albano. “Persone che si sono messe in gioco per attuare, con umanità, i diritti dei minorenni. Sono soprattutto donne, in media 45enni, con una buona formazione culturale. Non era scontato che rispondessero all’appello: non si guadagna niente, non ci sono riconoscimenti, c’è molto da fare”. Per queste figure Agia sollecita da tempo forme di supporto come polizze assicurative, permessi dal lavoro e rimborsi delle spese vive. “È un salto culturale quello di concepire il ‘tutore volontario’, specie in un Paese che ha vissuto una significativa esperienza di tutela istituzionale” ha aggiunto la Garante Albano.
L’Autorità garante ha anche parlato della distribuzione dei minori in Italia. “La Sicilia raccoglie il 40% dei minori stranieri non accompagnati” conclude Albano. “I ragazzi invece dovrebbero essere distribuiti in maniera più equilibrata sul territorio nazionale, perché questo comporta molti vantaggi, prima di tutto per loro stessi: si evita che si radichino magari in situazioni che non corrispondono al superiore interesse del minorenne. Inoltre è più agevole trovare un numero adeguato di tutori, magari dislocati nelle vicinanze del luogo in cui vivono i ragazzi”.