Ecco i risultati della consultazione pubblica dell’Autorità garante “Il futuro che vorrei”
Hanno partecipato oltre 6.500 giovani tra i 12 e i 18 anni. I ragazzi non sono sfiduciati verso il futuro, ma chiedono più attenzione alla politica
Il futuro è molto presente nelle menti dei ragazzi che vivono in Italia: ne sono incuriositi e al tempo stesso impauriti ed eccitati. È piuttosto la condizione che vivono oggi a lasciarli insoddisfatti. Ritengono che si investa troppo poco su di loro e che si tutelino soprattutto le persone con un buon tenore di vita e gli anziani. Sentono i decisori politici distanti e non attenti alle loro richieste, come quella di fermare il cambiamento climatico. Ciò nonostante, non rifiutano l’impegno politico, né appaiono sfiduciati verso il futuro. In realtà pensano di poter cambiare la loro vita e il mondo, ma lontano dalla loro città, dalla regione o dal Paese.
Sono questi, in estrema sintesi, i risultati della consultazione pubblica “Il futuro che vorrei”, promossa dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, alla quale hanno partecipato oltre 6.500 giovani tra i 12 e i 18 anni. A presentarla alla stampa, questa mattina a Roma, è stata l’Autorità Carla Garlatti: “I ragazzi ci mandano un messaggio. Chiedono di essere ascoltati, vogliono essere presi sul serio e domandano che si tenga conto delle loro richieste”.
"Possiamo farci sentire, ma lo Stato fa poco"
I ragazzi sono convinti (molto il 27,6% e piuttosto il 41%) che esistano canali e modalità per far sentire la loro voce. Tuttavia, il 79,9% ritiene che lo Stato faccia poco per i giovani. Di cosa si dovrebbe occupare il governo? Per il 21,8% di politiche giovanili, per il 20,9% di scuola, per il 17,4% di cambiamenti climatici e per il 12,5% di politiche sociali e povertà. La visione critica si rivolge non solo al nostro Paese ma riguarda anche le politiche giovanili a livello globale: il 71,6% è convinto che non vengano garantite a tutti le stesse opportunità.
La maggior parte dei ragazzi (58,9%) colloca il “futuro” tra dieci anni. Ovviamente lo vedono più vicino i diciottenni, ma è singolare che sia “tra un mese” per una significativa percentuale di coloro che hanno tra i 16 e i 17 anni (9,11% rispetto a quella complessiva, che si attesta attorno al 4%). Per la maggior parte dei ragazzi il futuro è “cambiamento” (45,8%), genera curiosità (53,6%) ed è spesso o sempre nei loro pensieri (74%).
Il 78,6% pensa che “lontano da casa” potrebbe avere maggiori possibilità, sia quanto a formazione che quanto a crescita professionale e lavorativa. Uno su tre, poi, si dichiara molto convinto di avere maggiori opportunità in un’altra città, in un’altra regione o all’estero. E più i ragazzi sono propensi a pensare che il domani riserverà importanti cambiamenti tecnologici, più si mostrano convinti di avere maggiori opportunità lontano da casa.
Le preoccupazioni e dove sentirsi felici
Le preoccupazioni sul futuro si concentrano sì sui cambiamenti climatici (48,3%), ma anche su diseguaglianze sociali ed economiche e guerra, tematiche queste tutte e due stabilmente sopra il 20%. I ragazzi, invece, non sembrano impensieriti per la sicurezza della rete (per il 41,4% è uno dei problemi minori), la libertà di espressione (27,5%) o le emergenze sanitarie (23,8%).
Quasi un ragazzo su tre considera la casa il luogo nel quale si sente oggi e si sentirà domani più felice. L’83% è convinto che in futuro potrà coltivare le proprie passioni. Sulle loro scelte conta assai la famiglia: abbastanza per il 41% e molto per il 23,9%. Gli amici come punto di riferimento hanno una valenza significativa (molto o abbastanza) per il 54,1%.
La quasi totalità dei partecipanti alla consultazione (91,6%) è convinta di poter incidere sul proprio futuro, allo stesso tempo il 93,5% ha un’idea chiara su cosa vuol fare dopo la scuola: il 49,9%, in particolare, pensa di iscriversi all’università. Si tratta di un atteggiamento coerente con la percezione che gli studi intrapresi sono fondamentali per la loro vita futura. Rispetto invece agli strumenti utilizzati per informarsi, la maggior parte dei ragazzi (56,6%) dichiara di ricorrere ai motori di ricerca, il 19,9% di far riferimento ai social network e il 17,3% di consultare i quotidiani online. I cartacei sono praticamente ignorati: dichiara di leggere i quotidiani gratuiti il 2,8% e quelli a pagamento l’1,6%.
Il questionario e le modalità di raccolta
Il questionario utilizzato nella consultazione “Il futuro che vorrei” era composto da oltre 40 domande suddivise in cinque capitoli: “Cosa penso del futuro”, “Come vedo il futuro del mondo”, “Come vedo il mio futuro”, “Cosa sto facendo per il mio futuro”, “Cosa fa o dovrebbe fare la politica per il futuro dei giovani”. Il testo delle domande è stato messo a punto con la collaborazione della Consulta delle ragazze e dei ragazzi dell’Agia e con il supporto dello psicoterapeuta Mauro Di Lorenzo.
La consultazione è stata svolta online in collaborazione con Skuola.net. Una parte dei questionari è stata somministrata grazie alla partecipazione di soggetti che operano in territori a rischio di marginalità sociale con progetti rivolti ai ragazzi: WeWorld Onlus, il Centro Mater Dei – il salotto fiorito, il Comune di Milano e Dedalus - Cooperativa sociale di Napoli.
Carla Garlatti: "Cosa ci dicono questi ragazzi"
“Cosa ci dicono i 6.500 ragazzi dai 12 ai 18 anni che hanno risposto alle oltre 40 domande della nostra consultazione sul loro futuro? Che l’Italia fa poco per i giovani. Tuttavia, nonostante percepiscano una distanza da parte delle istituzioni verso i loro bisogni e nonostante le preoccupazioni che hanno per il presente, a sorpresa si mostrano fiduciosi verso il futuro. Insomma, pensano di farcela e guardano il loro avvenire con speranza. Ma attenzione: molti vedono la propria realizzazione lontano dalla loro attuale residenza, se non addirittura all’estero”.
Carla Garlatti, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, commenta così i numeri contenuti nel volumetto che riassume i risultati della consultazione dell’Agia “Il futuro che vorrei”. “Sfogliando la pubblicazione si possono cogliere qua e là spunti per un approfondimento da parte degli esperti”, prosegue Garlatti. “Ad esempio, rispetto alla parola ‘futuro’ c’è sì curiosità senza differenze di genere, ma sono le femmine a essere più impaurite dal domani rispetto ai maschi. Il rapporto è del 52,4% contro il 34,8%. Al primo posto tra le preoccupazioni dei giovani si conferma quella verso i cambiamenti climatici, è però interessante che a essere presenti nelle loro menti siano anche le diseguaglianze sociali ed economiche e la guerra”.
“Non si tratta di prospettive che affrontano con rassegnazione e con inerzia. Al contrario, i ragazzi si sentono parte attiva e credono che le manifestazioni di protesta non siano inutili. Allo stesso modo quasi il 54% ritiene che per salvare il pianeta contino le azioni di ciascuno. Ciò che mi colpisce di più, tuttavia, è che questi ragazzi (quasi l'80%) denuncino di non sentirsi ascoltati dai decisori politici e che solo il 3,8% ritenga che in Italia la categoria più tutelata sia quella dei giovani. Questo è tanto più grave se si pensa che di fronte alle sfide di oggi e di domani è invece indispensabile coinvolgere coloro che saranno destinatari degli effetti delle scelte politiche: quello della partecipazione non è solo un principio sancito dalla Convenzione di New York, ma una delle basi della democrazia”.
“L’auspicio, in conclusione, è che le sollecitazioni che provengono dal mondo giovanile possano essere l’inizio di un cammino da fare insieme, minorenni e adulti, ponendo maggior attenzione alle istanze di una fascia della popolazione troppo spesso sacrificata o dimenticata. Da parte mia me ne farò carico in occasione della presentazione della Relazione annuale dell’Autorità garante al Parlamento, in programma il 14 giugno alle ore 11 alla Camera dei deputati”, conclude Carla Garlatti.