Un’opportunità da cogliere per i diritti dell’infanzia e dell'adolescenza
In Italia un milione e 337 mila minorenni vivono in povertà assoluta e 767 mila famiglie con minori non possono permettersi le spese minime per condurre una vita accettabile. Il nostro Paese ha un tasso di povertà minorile superiore alla media europea e, anche per questo, nel 2020 è stata inserita dall’Ue in programmi pilota di contrasto all’indigenza e all’esclusione sociale.
Entro marzo 2022, dando seguito a una raccomandazione proposta dalla Commissione europea e adottata dal Consiglio dei ministri Ue, il nostro Paese dovrà quindi sviluppare un piano nazionale d’azione finalizzato ad agevolare pari opportunità e garantire l’accesso ai servizi essenziali ai minori in condizioni di svantaggio e a rischio di esclusione sociale. Lo strumento, che rappresenta una novità nel panorama europeo, prevede che i paesi nei quali la povertà minorile sia superiore alla media europea come l’Italia, debbano destinare almeno il cinque per cento del Fondo sociale europeo plus ad azioni di contrasto a questo fenomeno.
È con questa situazione davanti agli occhi che ci troviamo a fare un bilancio di fine anno sullo stato di attuazione dei diritti di bambini e ragazzi nel nostro Paese. E lo sguardo va rivolto, in particolare, a sei gruppi di minorenni ai quali l’Europa ha ritenuto di dare maggiore attenzione nell’ambito del Sistema europeo di garanzia per l’infanzia (Child Guarantee): quelli con disabilità, quelli in strutture di assistenza alternativa, quelli in situazioni familiari precarie, i migranti o gli appartenenti a minoranze etniche, quelli con problemi di salute mentale e quelli in situazioni di grave disagio abitativo.
In questo momento storico abbiamo a disposizione una straordinaria serie di strumenti che potrebbero rivelarsi la grande occasione per affrontare in maniera efficace povertà, disagio ed emarginazione. Abbiamo quindi un’opportunità preziosa, che dovrà essere tradotta in azioni concrete e in diritti realmente esigibili.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ad esempio, introduce una serie di misure per asili nido e mense con l’obiettivo di assicurare standard minimi per tutti i bambini e superare le disparità territoriali. Il nuovo Piano nazionale per l’infanzia rappresenta, nel contempo, un cambio di passo significativo in materia di tutela dei diritti di bambini e ragazzi, come pure il Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali dello scorso luglio- Quest’ultimo ha un approccio complessivo e su più fronti e prevede, tra l’altro, il riconoscimento, come livello essenziale delle prestazioni in ambito sociale, della presa in carico multidimensionale per l’infanzia e l’adolescenza.
Ci sono quindi le condizioni perché si pongano in essere interventi concreti diretti a promuovere i diritti di bambini e ragazzi. Ora è però necessario che le misure assunte abbiano una reale rispondenza ai loro bisogni e siano condivise attraverso strumenti che promuovano una partecipazione attiva dei destinatari, in primo luogo dei minorenni, che vanno ascoltati e le cui esigenze vanno tenute in adeguata considerazione nell’ottica del loro miglior interesse.
Allo stesso modo, per garantire piena efficacia ed efficienza alle politiche per l’infanzia e l’adolescenza, è fondamentale introdurre sistemi di monitoraggio e valutazione. Si tratta di metodologie che devono far ricorso alla Cria e alla Crie – riconosciute dal Comitato Onu sui diritti dell’infanzia come misure generali di attuazione della Convenzione di New York – quali strumenti da affiancare a quelli già presenti nel nostro ordinamento per valutare l’impatto che le iniziative assunte producono sull’infanzia e l’adolescenza. L’opportunità di assicurare reali diritti a tutti i bambini e ragazzi, specie quelli in condizione di povertà ed emarginazione, è davanti a noi. Non sprechiamola.
Carla Garlatti