Desideri e speranze di minori stranieri non accompagnati
“Vorrei avere degli amici italiani”. È uno dei desideri dei minori stranieri non accompagnati ospiti dello Sprar Msna di Firenze raccolti nell’ambito del progetto di partecipazione promosso dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza in collaborazione con l’UNHCR, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. I ragazzi nell’ambito dell’iniziativa hanno vestito i panni dei giornalisti e hanno condiviso con i coetanei le loro aspettative e la loro visione dell’Italia.
“Mi piacciono le regole dell’Italia” ha detto uno dei minorenni, tutti tra i 16 e i 17 anni, che provengono dal Gambia, dall’Albania, dalla Guinea, dalla Somalia, dalla Costa d’Avorio e dal Senegal. “Alcune – ha aggiunto – che ti proteggono e altre che devono essere rispettate”.
Le domande rivolte ai minori stranieri
Tre le domande che sono state poste ai giovani senza adulti di riferimento ospiti dello Sprar fiorentino: cosa ti piace dell’Italia, cosa diresti a un amico che vuole lasciare il suo Paese d’origine, cosa hai capito dell’Italia e cosa vorresti sapere? I ragazzi hanno discusso in piccoli gruppi e hanno registrato un breve filmato con il cellulare, che ha cercato di sintetizzare informazioni e messaggi. Le risposte sono uno spaccato di giovani che si affacciano alla vita in una situazione di vulnerabilità, ma pieni di speranze, anche quelle di trovare un lavoro o un amore.
“Sfatiamo pregiudizi e luoghi comuni”
C’è chi si dice affascinato dalle bellezze artistiche di Firenze, la città che lo ospita, chi, più semplicemente, è entusiasta magari delle strade sulle quali correre in sicurezza e chi – magari dopo averlo attraversato a rischio della vita – apprezza il “mare di qui perché non è pericoloso”.
Sul piano delle relazioni quasi tutti vorrebbero confrontarsi con i coetanei, per raccontarsi e sfatare pregiudizi e luoghi comuni. “Non mi piace che quando devo chiedere informazioni le persone mi rispondano che non hanno soldi da dare”. E amaramente: “A volte cambiano strada quando mi vedono e mi dicono di tornare al mio Paese”. Quanto agli amici che volessero lasciare la loro terra d’origine, i giovani non fanno altro che sottolineare quanto si tratti di un viaggio pericoloso.
Nel rapporto con la cultura italiana, invece, emergono dalle parole dei ragazzi distanze che si potrebbero colmare con la reciproca comprensione. “Quando una persona adulta mi parla noi guardiamo a terra. Perché le persone pensano che siamo maleducati? In realtà è solo un gesto di educazione e rispetto verso chi è più grande” dicono.